Ospedale di Ortona: la solita ipocrisia…

Ospedale di Ortona: la solita ipocrisia…

Qualità sociale

di Gianluca Coletti

In questi giorni, come puntualmente accade dopo ogni elezione, si torna a parlare con la solita ipocrisia dell’Ospedale di Ortona, o meglio di quello che resta del glorioso “Gaetano Bernabeo”.

Allora è bene ricordare ancora una volta come sono andate le cose, lasciando ai cittadini ogni valutazione in merito.

Quando nel 1982 fu aperto il nuovo Ospedale di Ortona, dopo meno di 10 anni dall’inizio dei lavori, senza ritardi e aumenti della spesa prevista (a differenza di quanto è accaduto, ad esempio, a Chieti e a Pescara), nessuno avrebbe mai immaginato che un giorno la sua stessa esistenza sarebbe stata messa in discussione.

Purtroppo le scelte di politica sanitaria adottate sin dai primi anni 2000 dal Governo nazionale e poi dalla Regione Abruzzo hanno penalizzato la Città di Ortona, decretando di fatto la chiusura dell’ospedale (quello che oggi sarebbe un DEA di I livello con i suoi reparti, un punto nascita, un pronto soccorso aperto 24 ore su 24, un servizio 118 con attrezzature e mezzi adeguati, laboratorio analisi e servizi diagnostici di qualità, ecc.) e la riconversione della struttura in centro per interventi programmati.

I momenti decisivi che hanno sancito la fine dello storico Ospedale di Ortona, aperto nel 1919 nell’attuale Piazza San Francesco, sono sostanzialmente quattro:

1) settembre 2002: il Governo, con il decreto taglia-spese del Ministro Tremonti (d.l. n. 194/02), sottrae alla Regione Abruzzo circa 250 milioni di euro per l’edilizia sanitaria, di cui circa 10 milioni di euro destinati all’ammodernamento dell’Ospedale di Ortona.

 

2) Anni 2000 – 2005: il debito del sistema sanitario abruzzese viene decuplicato (fonte DPEFR 2010 – 2012 Regione Abruzzo – Giunta Chiodi) passando da 173,35 milioni di euro del 1995-2000 (Giunta Falconio) a circa 2 miliardi di euro del 2005 (Giunta Pace), con il successivo commissariamento della sanità abruzzese e l’impossibilità di fare investimenti per l’ammodernamento dell’Ospedale di Ortona.

3) Dicembre 2010: nella Conferenza Stato – Regioni del 16 dicembre 2010 viene siglato l’accordo con cui si è deciso di chiudere il punto nascita di Ortona.

Secondo le indicazioni degli organi tecnici, recepite nello stesso accordo, bisognava garantire maggiore sicurezza sia al neonato che alla donna in gravidanza. Una decisione meramente tecnica accettata dai rappresentanti della Regione Abruzzo che, a suo tempo, hanno sottoscritto l’accordo. Successivamente, con deliberazione della Giunta regionale n. 897 del 23 dicembre 2011 la Giunta Regionale ha recepito all’unanimità (con i voti favorevoli degli assessori Castiglione, Febbo, De Fanis, Carpineta, Di Dalmazio, Di Paolo, Gatti, Giuliante, Masci e Morra), l’accordo Stato – Regioni del 16 dicembre 2010, nominando il Comitato per il Percorso Nascita Regionale (CPNR).

Il CPNR ha proposto nel dicembre 2014 la chiusura del punto nascita di Ortona, in quanto, nonostante le eccellenti professionalità che vi lavoravano, la struttura non è stata ritenuta idonea per garantire gli standard di qualità e di sicurezza, nonché i criteri previsti dallo stesso accordo Stato – Regioni e le indicazioni delle organizzazioni sanitarie nazionali e internazionali.

Peraltro, lo scorso 20 marzo 2019, in risposta ad un’interrogazione parlamentare sulla possibilità di riapertura dei punti nascita chiusi a seguito dell’Accordo Stato – Regioni del 2010, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, rappresentante del Governo Lega – Movimento 5 Stelle, ha confermato che “Il Ministro della Salute condivide il principio ispiratore dell’accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, che governa tuttora la disciplina dei punti nascita”.

4) Anni 2014 – 2019: la Regione Abruzzo ha confermato la scelta di non finanziare l’ammodernamento e l’ampliamento della struttura di Ortona, che avrebbe consentito di avere sul nostro territorio un ospedale (DEA di I livello).

Con la riconversione in struttura per interventi programmati, si è scelto, dunque, di sacrificare definitivamente Ortona e il suo comprensorio, evitando, almeno per ora, la chiusura totale della struttura, che ha comunque assunto un ruolo di eccellenza nazionale, in particolare grazie alle attività e ai risultati del Polo oncologico per la donna e del Centro di procreazione medicalmente assistita.

L’impressione è che, oltre a precise scelte politiche trasversali, ci sono stati errori nella programmazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie da destinare al potenziamento della struttura di Ortona, con il costante rischio che alle prime difficoltà o al presentarsi di qualche imprevisto venga definitivamente chiusa e relegata ad ospitare semplicemente il distretto sanitario di base.

Quali sono oggi gli scenari per la struttura di Ortona?

Il primo, quello forse più realistico visto lo stato dell’arte, è confermare la vocazione specialistica con le varie attività di eccellenza già avviate, magari implementando nuove attività e migliorando il servizio di emergenza – urgenza.

Il secondo, purtroppo possibile se non si deciderà finalmente di intervenire con una programmazione adeguata a livello regionale, sarà un prevedibile declassamento della struttura dell’ex Ospedale “G. Bernabeo” a distretto sanitario di base.

Il terzo scenario, ormai praticamente impossibile, poteva consistere nel rideterminare le scelte nella Provincia di Chieti, puntando sulla struttura di Ortona per realizzare un ospedale moderno (DEA di I livello).

In un processo di riorganizzazione della rete ospedaliera della Provincia di Chieti e di ridefinizione dell’offerta dei servizi sanitari alla comunità, infatti, l’Ospedale di Ortona è sempre stato l’unico ad avere le caratteristiche per essere un ospedale in linea con i criteri nazionali e internazionali in materia di edilizia sanitaria.

In particolare, l’Ospedale di Ortona ha una struttura idonea per ulteriori ammodernamenti e ampliamenti che avrebbero assicurato notevoli economie di spesa rispetto ad altre soluzioni, è localizzato in posizione strategica esterna al centro urbano, prossimo alle principali infrastrutture di comunicazione (Porto, A14, S.S. 16, S.P. Marrucina, aeroporto), è dotato di tutti i requisiti logistici e assistenziali per servire un bacino di utenza che interessa l’area territoriale da Francavilla al Mare alla Val di Foro, da Lanciano alla Val di Sangro.

Negli ultimi anni, purtroppo, la politica regionale ha rinunciato ad una vera programmazione per assicurare efficienza, efficacia e qualità dei servizi sanitari, nonostante la professionalità e l’impegno dei medici e di tutti gli operatori.

Al contrario, una politica miope non si è preoccupata del sovraffollamento dei reparti, delle code nei pronto soccorso, delle liste di attesa per esami diagnostici spesso di vitale importanza per i pazienti e della frequente disorganizzazione e carenza di mezzi e personale del sistema di emergenza-urgenza, come avvenuto, ad esempio, per il servizio 118 di Ortona. Anche l’adozione del fascicolo sanitario elettronico vede l’Abruzzo tra le peggiori regioni italiane per i risultati raggiunti.

Di fronte alla realtà dei fatti non ha senso sbandierare i livelli essenziali di assistenza (LEA) raggiunti o, peggio, i doverosi conti in ordine ma a discapito dell’efficienza, efficacia e qualità dei servizi.

In un Paese normale garantire i livelli minimi di assistenza sanitaria con i conti in ordine dovrebbe essere ordinaria amministrazione e non certo argomento da spot elettorale.

Noi di Ortona Popolare siamo stati gli unici in questi anni a non fare demagogia sulla vicenda dell’Ospedale di Ortona e, come sempre, siamo a disposizione per qualsiasi confronto pubblico su questo e su qualsiasi altro argomento che riguarda gli interessi della comunità ortonese.

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