La sagra della trebbiatura
Comunità 11 luglio 2019Villa San Nicola nella continuità delle tradizioni ortonesi
Tre giorni a Villa San Nicola di Ortona, dal 5 al 7 luglio, dedicati alla rievocazione storica della trebbiatura. Una sagra caratterizzata da serate all’insegna della degustazione dei buoni cibi tipicamente abruzzesi e dalla rappresentazione, di domenica 7 luglio, della tipica trebbiatura del grano mietuto a giugno.
Le famiglie contadine ortonesi, negli anni trascorsi, erano dedite alla coltivazione e alla raccolta del grano, rappresentando tra i prodotti alimentari quello più importante ed indispensabile al sostentamento familiare. La farina, come nel passato, viene ancora considerata tra gli elementi principali della cucina per fare il pane e la pasta. Negli anni in cui i prodotti alimentari erano scarsi e poco variegati, o non propri sufficienti per il soddisfacimento delle esigenze alimentari delle persone, il grano rappresentava, rispetto all’uso attuale, una grande e prodigiosa risorsa per il sostentamento dell’intera comunità. La raccolta del grano quindi, per la sua importanza che rivestiva nell’ambito delle attività o ménage familiari, soprattutto contadine, rappresentava un grande momento, non solo alimentare ma, pure sociale poiché, convogliava all’integrazione e alla solidarietà dell’intera comunità. La mietitura e la trebbiatura quindi, rappresentavano grandi momenti di socializzazione dato che, oltre al perseguimento del fine alimentare, si contemplava pure quello della convivialità sociale. Il duro lavoro della mietitura di giugno e della trebbiatura di luglio difatti, erano intervallati dalla condivisione del cibo e dalla festosità dei canti, delle musiche e delle danze tipicamente abruzzesi come la saltarella e la quadriglia.
La rievocazione storica della trebbiatura compiutasi a Villa San Nicola di Ortona è stata quella della prima meccanizzazione della prima metà del novecento, dove i covoni venivano passati al macchinista (lu paiarene) che li introduceva nel battitore, fra polvere e rumore. La paglia poi vomitava dalla bocca della trebbia per poi essere trasportata dalla scala (lu scalapaie) verso degli uomini addetti all’alzata della meta. Un uomo impolverato poi, con un rastrello tirava da sotto la trebbia la pula (la cama) mentre, altri raccoglievano con un sacco il tanto prezioso grano. La rievocazione della trebbiatura è stata sapientemente intervallata con donne che giravano con canestri pieni di dolci e bevande per ben rifocillare le persone dal duro lavoro della trebbiatura. L’evento è stato infine, ben interpretato con la presenza di un abile suonatore della “truecett” e di un gruppo folcloristico abruzzese che, ha coinvolto la comunità presente a confrontarsi e sperimentare i balli antichi abruzzesi della saltarella e della quadriglia, che tanto piacevano, animavano e univano l’intera comunità nella fase della trebbiatura.
Laura Florani